“Mi domandavo di che cosa stessero parlando perché quello era l'ultimo discorso umano, le ultime parole della vita che mia mamma poteva udire. […]
Erano le ultime parole umane che mia mamma poteva udire perché subito dopo l'arrivo sarebbe cominciata la funzione nella chiesa del cimitero e da quel momento i suoni e le parole non sarebbero appartenuti più alla vita, erano i suoni e le parole dell'aldilà che cominciavano. Di che cosa parlavano?”
Nello struggente racconto I due autisti, il cui spunto narrativo è chiaramente autobiografico, Dino Buzzati si interroga su ciò che potrebbe “udire” la madre nel corso del suo ultimo viaggio, verso il cimitero: sono i diversi tipi di suoni a legarla prima alla vita e poi alla morte.
Se in un'opera letteraria si dà tanta importanza al suono in circostanze così dolorose, è naturale pensare che due compositori del calibro di Mozart e Schnittke si siano serviti di esso come via più immediata per esprimere proprio la sofferenza dovuta alla perdita della madre: è così che nascono la Sonata per pianoforte K310 e il Quintetto per pianoforte e archi.
Mozart scrive la K310 nel 1778 e per la prima volta sceglie, per una sonata, una tonalità minore (è una delle uniche due del suo catalogo ad avere questa caratteristica), sottolineando così tragicamente il carattere drammatico del brano.
A distanza di due secoli, nel 1972, Alfred Schnittke inizia a scrivere, subito dopo la morte della propria madre, il convulso e angoscioso Quintetto, ma a causa del forte legame emotivo non riesce a proseguire la composizione. Solamente nel 1976 riprende la stesura e ultima quest’opera, forse una delle più centrali e rappresentative della sua produzione.
Il Quintetto si stacca dal passato ma contemporaneamente risulta estremamente calibrato e “classico” nella propria struttura. È costellato da forti dissonanze e microintervalli ed è caratterizzato da un’unità tematica resa dal continuo ritorno dell’incipit melodico, che rappresenta sullo spartito l’elettrocardiogramma della madre morente. Sono particolari scelte musicali come questa o come l’inconsueto utilizzo del pedale del pianoforte che fanno del Quintetto un pezzo ricco di dolorosa teatralità.
Eternamente mia è un'occasione per poter ascoltare la reazione, messa in musica, di due grandi compositori distanti nel tempo a una tra le più dolorose delle perdite: quella della figura materna.
ETERNAMENTE MIA – TEATRO OFF
2 febbraio 2019 – ore 21
Nurit Stark, Nicola Bruzzo violino
Georgy Kovalev viola
Alexey Stadler violoncello
Elisabeth Brauß pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart Sonata per pianoforte n. 8 K 310
Alfred Schnittke Quintetto per pianoforte e archi